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    BARUZZO, Torino


     

    1931, su una rivista specializzata un giornalista che si firma M.C.G. pubblica un articolo su come si costruisce una racchetta da tennis, tema assai inconsueto a quell’epoca. Egli così scrive: “Come si costruisce una racchetta? Per poter soddisfare questa mia curiosità, ho accettato il cortese invito della ditta Baruzzo che possiede uno tra i più moderni stabilimenti e mi sono recato a Torino. Accolto con molta gentilezza, vengo introdotto dal sig. Baruzzo nei diversi reparti, e vedo come dai grossi tronchi di frassino scelti con una venatura molto regolare, si seghino i listelli che formeranno il fusto della racchetta. Da qui si iniziano molte e delicate operazioni. Piegatura a vapore, incollaggio, sgrossatura e finitura del fusto. I fusti sono appesi a centinaia in appositi scaffali, e a uno ad uno pesati, classificati ed assegnati ai diversi tipi; dopodiché una macchina molto complessa, in un sol colpo esegue tutta la foratura, ed il fusto con i moderni impianti a catena viene passato alla verniciatura.

    La lavorazione del legno, che ho rapidamente riassunto richiede una cura speciale; guai se il più piccolo errore di un operaio non è stato immediatamente corretto: il fusto è scartato; uno spessore diminuito, una incollatura imperfetta, un particolare impercettibile di finitura possono compromettere il rendimento della racchetta. Tutto è controllato, verificato e poi consegnato al reparto classificatore. L’ultima operazione è l’accordatura, eseguita in parte a mano ed in parte a macchina. Anche qui molta delicatezza, per le diverse tensioni delle corde, sia che le racchette vadano al noto campione, che ad un negozio di articoli sportivi. Insomma se dovessi esprimere la mia opinione, direi con franchezza, che i tennisti non hanno neppure un’idea della meticolosità necessaria per costruire una racchetta.”

    A parte questa relazione e i documenti fotografici dell’epoca da noi raccolti, non abbiamo mai più sentito parlare della Baruzzo. Dalla pubblicità apparsa sui giornali siamo a conoscenza di 3 modelli dai nomi assai indicativi: Dux, Rex e Sabauda.



    L’interno della fabbrica

    Dal reparto segheria si potrebbe dedurre che la Baruzzo sia stata una discreta fabbrica.

    Pubblicità del modello Sabauda

     
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