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    S.I.R.T., Bordighera (Im)


    Periodo di produzione 1918 ca – 1990 ca

    L’influenza della benemerita borghesia inglese in villeggiatura a Bordighera probabilmente fece decollare in Italia quella che forse fu la prima fabbrica italiana di racchette, la S.I.R.T., diciamo“forse” per mancanza di certezze assolute. Alla fine dell’Ottocento la salubre cittadina ligure era frequentata da una folta colonia di turisti inglesi, quasi tutti di estrazione militare, che traslocando dalle nebbie londinesi, aveva eletto come domicilio la zona costiera della Riviera dei Fiori. Bordighera era famosa per l’industria del mobile artistico e dell’arredamento in genere e gli inglesi, tutti con buona disponibilità di sterline ed amanti del bello, non esitavano ad accaparrarsi i pezzi più pregiati per abbellire gli interni delle proprie ville. Queste ville, per la maggior parte circondate da parchi e giardini, disponevano in alcuni casi di un “court, teatro di appassionati match tennistici.

    Al capitano C. W .Murray, stufo di dover ordinare per corrispondenza a Londra i “ferri del mestiere”, venne in mente, un giorno, di far costruire sul posto l’occorrente per giocare a tennis e si rivolse alla rinomata ditta di Bordighera Nada & Billour affinchè, oltre ai mobili, si dedicasse, almeno in parte, alla realizzazione di racchette. Nel giro di pochi anni, le racchette “Made in Bordighera”, con tanto di marchio inglese, conquistarono gli appassionati di tennis per le loro eccellenti caratteristiche.

    La S.I.R.T. (Società Italiana Racchette Tennis), dunque, ebbe una partenza comune a quasi tutte le fabbriche italiane e forse del mondo di quei tempi: essa aveva acquisito l’esperienza necessaria nella lavorazione del legno. I fratelli Giovanni e Federico Billour , figli di uno dei fondatori della ditta, ebbero il fiuto del business e dopo la fine della prima guerra mondiale si attrezzarono alla grande e cambiarono l’attività sociale dedicandosi esclusivamente alla fabbrica di racchette.

    La SIRT andò subito a gonfie vele a tal punto da conquistare una buona fetta di mercato estero verso il quale era destinata la maggior parte della produzione. Ecco perché le racchette dirette al mercato italiano erano poche e di quelle poche non è rimasto quasi nulla nelle mani dei collezionisti soprattutto di quelle costruite nei primi due decenni. Se dunque la ditta andava benissimo, ci pensò il regime a rovinare la festa con le famose sanzioni del 1936 che vietavano sia le esportazioni che le importazioni. Fu la svolta storica. Da una parte la SIRT che non poteva più esportare all’estero, da un’altra parte una neonata piccola società formata da due bravi tennisti, P. Giovanni Pietra e G. Stanley Prouse, che non poteva più importare in Italia le palline e le racchette Dunlop di cui era rappresentante. Furono queste le basi della nascita di una joint-venture destinata a raggiungere grandi risultati con la creazione del marchio “Maxima”.

    La SIRT cominciò a produrre racchette per la nuova società e la collaborazione tra le due aziende diventò sempre più compartecipe fino ad arrivare al 1971 quando la società di Bordighera, trasformata in società per azioni, cedette il 50% dell’azienda alla Maxima che nel frattempo era diventata un piccolo impero. Le cifre ci dicono che al momento della fusione delle due ditte erano state prodotte e vendute 90.000 Maxima Torneo e 107.000 racchette di altri modelli.

    Non bisogna dimenticare che la SIRT ebbe in passato un campo di produzione assai vasto per conto terzi sia per l’Italia che per l’estero. Erano molte le ditte straniere che le affidavano la costruzione di alcuni modelli, ma anche parecchie ditte italiane hanno attinto alla fabbrica di Bordighera, fra queste “Tennisa”, “P.Z.”, “Regina Sport”, “Simonis”, “Tallero” etc.

    Dopo la crisi del legno la SIRT rimase presente nel mercato fino al termine degli anni ‘80, con modelli che utilizzavano i materiali di moda al momento come fibra di vetro, carbon, ceramica, grafite etc. Dopo quegli anni si esaurì il ciclo vitale. Successivamente il marchio fu ceduto alla catena di negozi articoli sportivi Vip di Bordighera. Il titolare Franco Randone lanciò nel mercato una collezione di racchette prodotte a Taiwan fra le quali si distinse il modello superleggero “Piuma”. Dopo questa esperienza, che tuttavia portò ad una vendita complessiva di circa 10.000 racchette, il marchio SIRT uscì dal mercato, congelato in attesa di tempi migliori.

    Per quanto riguarda il collezionismo, devo aggiungere che le racchette sono degne di attenzione per forma, materiali e design, pur non includendo nell’intera vastissima produzione modelli che si possano considerare straordinari. Il massimo della qualità lo troverei nei modelli Nova Sirt, Flying Deer e Sirtwood tanto per citarne alcuni. Le valutazioni sono assolutamente a buon mercato poiché la grande produzione non ha mai creato modelli rari o introvabili.



    Il marchio S.I.R.T.

    Una racchetta databile fine anni ’70, high line, porta la scritta “individual bilance control”. Presenta alcune simboli grafici assolutamente inediti fino a quel momento

    Nel 1955 viene presentata la Nova Sirt sul mercato americano

    Due modelli: la Flying Deer (Daino volante) del 1954 e l modello Sirtlamina, presente nella gamma SIRT, subendo anche modifiche strutturali,per circa vent’anni

    Il modello Biancasirt del 1956 porta la scritta “Sirt 55 anni, 1901-1956”. La data 1901 però è quella d’inizio della ditta di mobili Nada-Billour che dopo la guerra 14-18 creò la SIRT

     
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