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    ZUGARELLI


    Schivo e riservato, TONINO ZUGARELLI, il quarto (non come importanza) dei moschettieri azzurri. Quando lasciò lo fece talmente in punta di piedi che pochi se ne accorsero, ma lui poté ritenersi soddisfatto: la sua era stata un’ottima carriera. Il ‘77 gli aveva lasciato un buon ricordo; in quella magica primavera romana raggiunse l’apice della sua carriera: la finale degli Internazionali d’Italia contro Gerulaitis. Tonino sorrideva sotto i suoi baffi color ebano, mentre sudato ma sempre composto e abbronzatissimo, impugnando la sua fedele Spalding “Zugarelli Competition”, era cosciente che Vitas, in finale, era un ostacolo forse troppo grande per lui.

    La “Zugarelli Competition” era una valida racchetta classica di colore beige uniforme, che rispecchiava in pieno le caratteristiche tecniche del tennista romano, basate su di un gioco a tutto campo; essa aveva sostituto il modello precedente, di color bianco latte, di nome “World Open Superflex”, utilizzata vittoriosamente nel confronto di Davis “Italia-Gran Bretagna” sull’erba di Wimbledon nell’estate del ‘76, dove Tonino (scelto al posto di Barazzutti poco avvezzo alla superficie erbosa) fu la chiave di svolta del difficile incontro.

    Il suo “momento magico” era ormai passato quando, alla fine degli anni ‘70, nelle sue ultime stagioni, contrastava nelle finali dei tornei del circuito satellite italiano (tornei di fascia inferiore paragonabili ai “Futures” odierni) il cileno Alejandro Pierola, vero mattatore di queste competizioni; poi, come gli altri “moschettieri” continuò la sua avventura nel mondo del tennis in altri settori.



    Zugarelli

     
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