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    Macchina lanciapalle Renè Lacoste


    Quando si parla di Renè Lacoste, il nostro pensiero può vagare lontano.

    Il lettore attento alla moda, allo stile sportivo nel rettangolo di gioco e fuori, penserà subito al piccolo coccodrillo, simbolo ormai di un impero che fattura centinaia di milioni di euro ogni anno.
    Il lettore appassionato di tennis non potrà fare a meno di ricordare le sue vittorie: la coppa Davis, 3 slam su quattro, Parigi, Wimbledon e Stati Uniti, il tutto nei tempi in cui raggiungere l’Australia era un’impresa che poteva durare anche 5 settimane…
    L’appassionato di memorabilia, invece, dovrebbe pensare alla macchina lanciapalle che egli inventò nel lontano 1927.

    René Lacoste fu un perfetto esempio di ricerca della perfezione mediante la tecnica del colpo e la mania dell’allenamento.
    Egli era solito ripetere alla noia il gesto di colpire la palla, nell’aria, senza racchetta, alla ricerca dell’automatismo perfetto, come anche era capace, la sera, di chiudersi nelle camere d’albergo e battere all’infinito una palla di gommapiuma contro il muro.
    Per questo motivo e non per altro c’erano sempre discussioni nelle trasferte, quando si giungeva al momento dell’assegnazione delle camere: Cochet voleva la più grande per fare impressione sulle ragazze, Brugnon la voleva perché nella sua camera si giocava sempre a bridge e invece il nostro tenace Lacoste per allenarsi.
    Già da ragazzino aveva l’abitudine di giocare a battimuro per migliorare colpo dopo colpo la sua tecnica. Ebbe l’idea di farsi costruire in giardino muri leggermente concavi o convessi per fare sì che la palla gli tornasse indietro con le traiettorie più imprevedibili.

    Una volta raggiunti i primi posti dell’Olimpo del Tennis, egli non perdeva occasione per seguire gli incontri dei suoi rivali, riempendo con la sua grafia minuta una montagna di taccuini con osservazioni sul loro gioco. Insoddisfatto del gioco di volo, arrivò al punto di servirsi di una telecamera che, ad immagini rallentate, lo filmasse durante i suoi matches, per poi guardare le sbavature dello stile e le piccole imperfezioni da ritoccare. Un vero labor limae. Quando poi il suo coach, Darsonval, si lamentò per la durezza degli allenamenti, il nostro eroe progettò e costruì la prima macchina lanciapalle.
    Con essa l’allenamento da solo faceva un salto di qualità: la macchina poteva sparare decine e decine di palle profondissime, tese e senza mai dare segni di stanchezza.
    Insoddisfatto del gioco di volo, arrivò al punto di servirsi di una telecamera che, ad immagini rallentate, lo filmasse durante i suoi matches, per poi guardare le sbavature dello stile e le piccole imperfezioni da ritoccare. Un vero labor limae.
    Quando poi il suo coach, Darsonval, si lamentò per la durezza degli allenamenti, il nostro eroe progettò e costruì la prima macchina lanciapalle.
    Con essa l’allenamento da solo faceva un salto di qualità: la macchina poteva sparare decine e decine di palle profondissime, tese e senza mai dare segni di stanchezza.

    Vi sarei grato se qualche appassionato avesse notizia di altre macchine dello stesso genere o avesse qualche altra informazione riguardante questo strumento inventato dal genio instancabile di René Lacoste.

    E’ possibile vedere questa macchina in funzione azionata dallo stesso Lacoste sul sito http://www.britishpathe.com/record.php?id=80353
     Luca Graffeo, <lugraffe@tin.it>



    Macchina lanciapalle costruita dalla ditta Dunlop ideata da Renè Lacoste nel lontano 1927.

    Lacoste e la sua macchina

    La macchina di Luca Graffeo

    Macchina Lacoste a Wimbledon

     
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